Citolisi di Doderlein, vaginosi lattica o candida vaginale?

03/09/2016

Oggi voglio parlarvi di una situazione che capita di riscontrare abbastanza spesso nelle donne, specialmente in età fertile: la citolisi di Doderlein, conosciuta anche come vaginosi lattica o vaginosi citolitica.

Le infezioni vaginali con bruciore, prurito e perdite vaginali sono comuni da riscontrare nelle donne dall’infanzia alla menopausa.

La vaginosi batterica, le vaginiti da candida e trichomonas sono le tre cause più frequenti di fastidi e perdite vaginali.

Ci sono però alcune pazienti che presentano sintomi uguali a quelli da candida vaginale che non si risolvono con le classiche terapie usate per curare una vaginite da candida.

In questi casi è sempre opportuno sospettare una vaginosi citolitica.

La vaginosi citolitica o citolisi di Doderlein, è caratterizzata da una abbondante presenza di lattobacilli di Doderlein in vagina, che provocano una rottura (lisi) delle cellule superficiali dell’epitelio vaginale.

Cosa fanno normalmente i lattobacilli nella vagina? Quale è il valore ottimale del ph vaginale?

Fu un ginecologo tedesco, Albert Doderlein, che per primo descrisse la normale flora vaginale come costituita prevalentemente da un batterio gram-positivo denominato lattobacillo, che contribuisce a mantenere un un ambiente acido nella vagina.

Le donne sane in età riproduttiva hanno normalmente la presenza in vagina di lattobacilli, inoltre la presenza di estrogeni insieme a quella dei lattobacilli concorrono a mantenere un ph ottimale della vagina con un valore compreso tra 4 e 4,5.

I lattobacilli riescono a produrre acido lattico da uno zucchero, il glucosio per raggiungere un ph acido.

Dopo la pubertà infatti, sotto l’influenza degli estrogeni il glicogeno viene depositato nelle cellule dell’epitelio vaginale e poi viene metabolizzato a glucosio, i lattobacilli convertono il glucosio in acido lattico.

Alcune specie di lattobacilli producono anche il perossido di idrogeno (H2O2) che è tossico per vari tipi di microrganismi.

Il perossido può impedire quindi la crescita eccessiva di batteri come l’Escherichia Coli, la gardnerella, il mobiluncus e di funghi come le varie specie di candida.

 Secondo alcuni studi il perossido di idrogeno prodotto dai lattobacilli potrebbe proteggere anche dalle infezioni da HIV.

In quantità normali quindi questi lattobacilli sono batteri “amici” della nostra vagina e ci proteggono dalle infezioni vaginali

Cosa succede e quali sono le cause della citolisi Doderlein?

A volte specialmente nelle donne in età fertile può succedere che il numero dei lattobacilli di Doderlein presenti normalmente nella vagina aumentino.

Questi bacilli da soli o in combinazione di altri batteri possono danneggiare l’epitelio vaginale provocando una lisi o rottura delle cellule.

Questo insulto dell’epitelio può provocare in alcuni soggetti una sintomatologia che ricorda quella della vaginite da candida, caratterizzata cioè da bruciore, prurito, perdite e fastidi vaginali.

Spesso in mancanza di una diagnosi corretta queste donne vengono sottoposte a terapie antimicotiche con regimi terapeutici previsti le le candidosi ricorrenti visto che in genere non rispondono al primo ma neanche ai successivi cicli di terapie, che ovviamente non essendo indicati non hanno nessun effetto sulle pazienti.

Le cause della citolisi da bacillo di Doderlein o vaginosi citolitica possono essere varie.

Si va da casi in cui non si riesce a trovare una causa specifica, a casi in cui è possibile riconoscere un fattore scatenante o predisponente come i contraccettivi ormonali, terapie eccessive e prolungate con probiotici e fermenti contenenti lattobacilli per via vaginale, dieta ricca di carboidrati, ecc.

Anche le pazienti che hanno il diabete possono sviluppare una vaginosi citolitica perché i lattobacilli sono più abbondanti nelle donne che presentano livelli di glucosio aumentati nel sangue.

E’ stato osservato poi che le pazienti presentano i sintomi in modo più accentuato nella seconda fase del ciclo mestruale (luteale) e nel periodo premestruale , periodo in cui c’è una notevole colonizzazione della vagina da parte dei lattobacilli.

Sintomi clinici e diagnosi della vaginosi citolitica

Ci sono casi completamente asintomatici in cui occasionalmente per esempio in seguito all’esecuzione di un pap test, viene segnalata la presenza di citolisi di Doderlein.

Ma ci sono anche casi in cui ci sono sintomi della vaginosi citolitica, da non confondere con quelli della vaginite da candida.

La vaginosi citolitica è stata riscontrata in una percentuale pari al 5-7% della popolazione di pazienti che avevano disturbi e fastidi vulvovaginali, ed è caratterizzata da sintomi come prurito, bruciore e perdite vaginali, dolore ai rapporti, bruciore e fastidio vulvare.

Questi sintomi sono comuni a quelli delle vulvovaginiti da candida (10-30% di tutte le patologie vulvovaginali con perdite).

Per non cadere nell’errore di fare terapie errate con antimicotici, indicate solo in caso di candida, è necessario fare quindi una diagnosi corretta.

Come si fa la diagnosi?

Attraverso la misurazione del ph vaginale e l’esecuzione di un tampone vaginale che evidenzi la presenza e il numero dei lattobacilli e segnali la presenza di citolisi.

La presenza di citolisi da doderlein può essere segnalata anche nel pap test.

I criteri diagnostici che sono stati scientificamente considerati come suggestivi di sospetto per vaginosi citolitica sono:

- Assenza di candida, trichomonas e gardnerella sullo striscio a fresco o sul tampone vaginale

- Un aumento del numero dei lattobacilli

- Una scarsità dei globuli bianchi

- Presenza di citolisi

- Presenza di perdite e fastidi vaginali

- Ph vaginale compreso tra 3,5 e 4,5

Quale è la terapia in caso di citolisi di doderlein o vaginosi citolitica?

Dopo aver fatto una corretta diagnosi, lo scopo della terapia è quello di ridurre il numero di lattobacilli aumentando il valore del ph vaginale, che in caso di citolisi è “troppo” acido.

E’ sempre opportuno che sia il ginecologo a stabilire le modalità, il dosaggio e il periodo esatto della terapia monitorando i valori del ph vaginale.

La terapia prevede l’utilizzo di lavande o irrigazioni vaginali con una soluzione a base di bicarbonato di sodio, o di ovuli o capsule vaginali contenenti sempre bicarbonato di sodio.

Il bicarbonato innalzando il valore del ph vaginale consente di riportare la situazione alla normalità.

E’ importante comunque non eccedere con questo tipo di trattamento e affidarsi, ripeto, alla guida del ginecologo per quanto riguarda il dosaggio e i tempi terapeutici, per evitare di far alzare troppo il ph vaginale e scatenare il rischio di facilitare l'insorgenza di vaginiti e vaginosi batteriche dovute alla situazione opposta, cioè una carenza dei lattobacilli provocata da un eccesso di alcalinizzazione indotto da un uso scorretto ed eccessivo del bicarbonato.

Autrice: Dott.ssa Vincenza De Falco specialista in Ginecologia e Ostetricia

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La dott.ssa Vincenza De Falco è specializzata in Ginecologia e Ostetricia ed è esperta per la diagnosi e il trattamento dei disturbi legati alla menopausa.

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La vaginite da Candida è una delle infezioni vaginali più frequenti nella donna in età fertile, ma si può presentare anche in menopausa a causa delle modifiche dell’ambiente e del ph vaginale determinato dal calo degli estrogeni, che predispone più facilmente alle infezioni.

Che cos’è la Candida?

La candida è un fungo.

Ne esistono vari tipi: la più frequente Candida albicans, e quelle meno frequenti come la Candida Glabrata,Tropicalis e  Krusei.

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